Ore 8.00 am: con gli occhi ancora abbottonati dal sonno intravedo fuori dalla finestra a parete della mia stanza uno stupendo cielo rosso fuoco; è il segnale che un’altra bellissima giornata all’insegna della natura e dell’avventura sta per cominciare.
Dopo aver fatto una doccia ed esserci vestiti in fretta e furia ci siamo subito catapultati fuori dalla guest house e lo scenario era di quelli mozzafiato. Non avevamo la minima idea di dove fosse posizionata questa guest house: durante la notte non ci era stato possibile vedere il paesaggio perché troppo buio, anche se sapevamo che eravamo nel parco nazionale del Vatnajökull. Una volta fuori ci siamo trovati davanti a una delle lingue del ghiacciaio più grande d’Europa, con gli occhi pieni di meraviglia (non che sia la prima volta che vediamo il ghiacciaio, ma è sempre bello, soprattutto quando non te lo aspetti) abbiamo tirato una boccata di aria pura e ci siamo gustati il panorama finché le nostre pance non hanno iniziato a borbottare. Via verso Höfn quindi, piccolo ma grazioso paese del sud-est islandese.
Una volta arrivati a Höfn ci siamo subito adoperati per trovare un posto qualsiasi dove poter fare colazione/pranzo e abbiamo scelto una sorta di diner davanti al piccolo porticciolo; sono riuscito a ordinare perfino pancake allo sciroppo d’acero e milkshake alla fragola, la mia combo preferita (insomma, non proprio la classica colazione che ti aspetti in Islanda). In fretta e furia, ma sopratutto belli satolli, ci siamo infilati nuovamente in macchina: purtroppo in questo paese il tempo è tiranno, sopratutto quando hai poche ore di luce a disposizione. Ci siamo diretti alla volta della penisola di Stokksnes, meta fondamentale per ogni fotografo o aspirante tale!
Per arrivare alla penisola è necessario staccarsi dalla Ring One e fare una piccola virata su una strada sterrata (ma battuta), facilmente percorribile con qualsiasi macchina e assolutamente imperdibile per lo splendido paesaggio. Una volta arrivati al parcheggio c’è un piccolo bar a tema vichingo dove bisogna pagare dazio: 800 ISK (circa 7 Euro) per visitare la riproduzione di un villaggio vichingo e per la vista del Vestrahorn.
Sinceramente il villaggio vichingo non è niente di che: è un vecchio set cinematografico, credo della Universal Studios, che non viene praticamente mai curato e quindi versa in condizioni fatiscenti, visto e considerato che deve reggere alle condizioni meteo islandesi. È comunque una meta caratteristica e rende abbastanza bene l’idea di quello che doveva essere davvero un villaggio vichingo. Se siete amanti degli animali potrete trovare molti cavalli islandesi appena fuori dalle mura del villaggio, pronti a farsi fare una bella foto con voi (tranquilli: i cavalli islandesi sono grossi poco più di un pony e molto mansueti).
Una volta finito il giro del villaggio abbiamo preso la macchina e ci siamo addentrati nel lungo sentiero che costeggia l’oceano, dove è possibile arrivare a un faro e scattare foto memorabili, grazie allo stupendo gioco di riflessi della spiaggia nera e delle montagne che cadono a strapiombo nell’acqua oceanica!
Un luogo da vedere assolutamente, lo consiglio sopratutto durante il tramonto, quando i colori e i riflessi possono diventare ipnotici.
Sfortunatamente la mia macchina fotografica mi ha abbandonato dopo pochi minuti: son stato talmente furbo da scordarmi di mettere la fotocamera in carica durante la notte. E il freddo ovviamente non ha risparmiato la batteria, che si è esaurita di botto lasciandomi a piedi tutto il giorno. Un buon motivo, e anche una scusa, per ritornare qua prima di subito!
Finite le foto (si fa per dire) di rito ci siamo infilati in fretta e furia in macchina e rimessi sulla Ring Road. Abbiamo attraversato l’unico tunnel che è possibile trovare in Islanda, quello che ti porta nella magia dell’est. Perché ogni zona dell’Islanda è completamente diversa e, per quanto mi riguarda, l’est e i fiordi dell’ovest sono le zone più rurali e più belle, forse proprio perché le meno turistiche e più selvagge! Durante il tragitto per arrivare a Egilsstaðir (capoluogo dell’est) abbiamo dovuto percorrere diversi km di strada completamente innevata e sterrata; per i poco avvezzi alla guida in strade del genere mi sento di sconsigliare il viaggio in queste zone nel periodo invernale anche perché, purtroppo, la Ring Road nella zona orientale non è completamente asfaltata e può diventare pericolosa, o quantomeno impegnativa, nonostante sia uno dei tratti più belli da percorrere in macchina.
Una volta arrivati a Egilsstaðir , stravolti dalla cavalcata appena fatta, ci siamo riposati qualche ora in hotel per poi uscire a cena. La sensazione quando si arriva in questa cittadina è di essere in una metropoli alla pari di New York o Bombay anche se conta poco più di 2300 abitanti. Ma questo è il bello dell’Islanda: quando si passa tanto tempo immersi nella natura ci si distacca completamente dalla quotidianità della società e i pochi posti abitati fanno tutto un altro effetto.
Come spesso capita abbiamo dato un’occhiata alle previsioni per l’aurora boreale (mai che ci azzeccassero una volta…) e abbiamo visto che il cielo era completamente limpido e l’attività solare buona; quindi, armati di giubbotti, guanti pesanti e cavalletti, siamo saliti di nuovo a bordo alla scoperta di qualche buon punto panoramico. Ci siamo avvicinati a un lago non molto lontano dalla cittadina e abbiamo aspettato circa un’oretta per iniziare a vedere qualcosa. Purtroppo faceva davvero freddo e tirava un vento micidiale e quindi è stato tutto un montare e smontare il cavalletto e un continuo entrare e uscire dalla macchina, a tratti snervante ma necessario per non rimanere ibernati e diventare sculture di ghiaccio. Poi, improvvisamente, la più forte aurora boreale mai vista! Me lo avevano detto che nelle lande sperdute dell’Islanda era più facile vedere aurore boreali spaziali, ma questa mi ha fatto gridare per più volte al cielo come se fossi un lupo mannaro davanti alla luna piena… Il cielo è letteralmente esploso e per di più la luna era anche piena, il che sicuramente non ha aiutato, ma le “luci del nord” erano talmente forti che, anche con la forte luce lunare di sfondo, ci hanno regalato una gioia per gli occhi indescrivibile: il cielo è impazzito di un verde acido e un rosso fuoco (mai vista l’aurora rossa, al massimo mi ero fermato ad un violetto che comunque vuol dire che è già bella intensa) e ho volutamente smesso di fare foto per godermi lo spettacolo. Come mi ha insegnato Arta, a volte bisogna godersi il momento e lasciare da parte la fotografia e questa era una perfetta occasione per seguire alla lettera il consiglio e andare a letto con la consapevolezza di essere davvero fortunato ad aver visto qualcosa che, purtroppo, molte persone non potranno mai vedere.
La canzone che consiglio in questo secondo giorno intorno all’Islanda è "Paint" dei The Paper Kites, gruppo folk rock australiano; questa piccola perla sconosciuta non si trova in nessun album ma nell’ EP di debutto della band. Qui sotto i link per l’ascolto.
A presto, Un abbraccio circolare.
L.M.x
Lorenzo Meucci per gli amici dell'etere L.M.x.
Classe '88, fiorentino verace al momento decentrato a Reykjavìk.
Animo Rocker da sempre, cantante e chitarrista.
Appassionato di film, videogiochi, viaggi e fotografia!
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