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Immagine del redattoreP.J. Dito

REPORT DA 101

Aggiornamento: 9 gen 2019


Ho provato a dissuadere il presidente, ma lui ha insistito; non chiedetemi come mai, perché proprio non saprei darvi una risposta.

Non sono scrittore, non sono musicista e neanche fotografo, ma lui pensa che forse qualcosa di buono possa tirare fuori.

Allora proverò a divertirmi nello scrivere qualche aneddoto sui miei viaggi e le mie esperienze.

Tempo di lettura circa 6 minuti


 

Vi scrivo da 101; non è un pianeta o un satellite orbitante, ma semplicemente il codice postale della città in cui, al momento, mi trovo a vivere. I più arguti avranno già capito che non mi trovo nel Bel Paese, ma sono nella capitale più a nord d’Europa, la piccola Reykjavík.

Vi chiederete: «Perché il codice postale?». Beh, perché mi da sempre grandi noie e scocciature quando devo ricevere qualche lettera o pacco e quindi ormai si è venuta a creare una relazione, come la chiamo io, di “simpatia” (badate bene, e son’ toscano: il sarcasmo fa parte del mio DNA). Apparentemente le sole tre cifre creano grattacapi agli spedizionieri, ma d'altronde siamo 4 cristiani, 152 pecore e 44 gatti: un codice postale lungo sarebbe quanto meno superfluo. Ah, sul fatto che siano cristiani non ne sono sicuro.

È da un anno che provo a intuire quale sia la loro religione, ma al momento sono riuscito a capire solo che la messa qui si effettua nell’orario dell’happy hour, dal venerdì alla domenica; sì, a questo credono tanto e sono rigorosi e molto disciplinati.


Dovete sapere che i servizi postali islandesi sono anche peggio di quelli italiani! Chi l’avrebbe mai detto, vero? D’altronde c’è anche da capire che, essendo un’isola nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico, non è proprio il posto più semplice e usuale per le spedizioni e quindi tutto diventa un pochino più complesso. E poi, diciamocela tutta, lo scrivere da 101 dà quel tocco hipster/underground che va tanto di moda.

Ho da poco festeggiato l’anniversario dal mio trasferimento in Islanda, è stato sicuramente un cambiamento drastico e non vi nego che mi è servito molto per maturare e capire come funziona il mondo al di fuori dell’Italia. Sembrerà un cliché, ma è vero: quando metti il naso fuori dall’uscio ti si apre la mente, inizi a convivere con nuove culture, usi e costumi.

Quando parlo di ‛costumi’ intendo proprio quelli che ci mettiamo per andare a nuotare; perché molti di voi non ci crederanno, ma da quando mi sono trasferito in Islanda ho preso l’abitudine ad andare in piscina, e le piscine qui non sono al chiuso, ma all’aperto!!! Inizialmente pensavo che le persone scherzassero quando mi invitavano ad andare in piscina all’aperto, ma poi ho capito che facevano sul serio; ho fatto una tentativo e da quel momento non ho più smesso di sguazzare settimanalmente, anche se non è tutto rose e fiori. Prima di uscire ed entrare nella vasca bisogna obbligatoriamente fare la doccia con il controllo di quello che noi definiremmo "bagnino" , anche se solitamente, si tratta sempre del classico anziano scopa-dotato pronto a darti la sculacciata se non sei tutto bello pulito e sopratutto bagnato, pronto ad affrontare il miglio verde al chiaro di luna, ovvero il passaggio a cielo aperto tra spogliatoio e piscina dove, se ti va bene, ci sono quei "miti" 0 / - 5° e ti vedi scorrere la vita davanti.

Una volta arrivati all’agognata vasca ci si immerge nella bollente acqua termale, perché qui le fonti geotermali certo non mancano: pensate che nella piccola Reykjavik si consumano annualmente circa 55.000 milioni di metri cubi di acqua termale.


Giusto per darvi un'idea, il lago di Bilancino al massimo può contenere 69 milioni di metri cubi di acqua. Numeri considerevoli se si tiene conto che nella sola capitale ci sono poco più di 120 mila abitanti e in tutta l’Islanda se ne contano 330 mila. Praticamente Firenze da sola è più popolata di tutta l’Islanda. Tutto questo è possibile perché l’Islanda è un’isola vulcanica e le sue fonti di energia sono pressoché infinite, per cui i costi delle utenze sono veramente bassi, una delle poche cose economiche (ahimè) di questa isola, dato che è tra i 5 paesi più costosi del mondo.

Giusto per farvi un esempio: un povero Italiano a cui manca tremendamente la propria cucina deve sborsare circa 20/25 euro per una semplicissima pizza Margherita e spesso la qualità non è neanche lontanamente paragonabile ai nostri standard.

Sarò sincero: mi resta difficile scrivere in questo momento perché dalla finestra riesco ad intravedere un bellissimo tramonto. Sulla tavolozza "Il Biondo" (all’anagrafe Gesù di Nazaret) ha posizionato in modo perfetto il rosso, l’arancio e il viola. Non vi dico la bellezza… anche perché tra le domande più frequenti che le persone mi fanno c'è sicuramente «Qual è la cosa più bella in Islanda?». Molti penserebbero subito alle cascate, al geyser, ai ghiacciai o alla natura selvaggia e incontaminata, per non parlare dell’aurora boreale. Sicuramente tutti questi elementi fanno parte della bellezza di quest’isola, ma la mia risposta è sempre la solita: «Il cielo!». Sembrerò forse esagerato e anche un po’ banale, ma io il cielo che ho visto in quest’isola non sono mai riuscito a vederlo in nessun’altra parte del mondo, e non solo per i colori stupendi ed effervescenti, ma perché spesso ho la sensazione di trovarmi proprio sulla curva del mondo. Forse è solo una mia stupida idea come tante, ma il cielo qui è proprio strano: cambia continuamente, le nuvole sembrano molto più vicine e la luce varia ogni giorno; si passa dalle 3 ore di luce nel periodo invernale alle 24 ore di luce estive. Credetemi, il fisico ne risente!


Reykjavik

Ecco, come spesso capita mi trovo a perdermi in mille discorsi e frivolezze. Che in realtà è proprio quello che mi piace. Il presidente mi aveva chiesto di scrivere qualcosa quanto meno di interessante e possibilmente inerente alla musica; diciamo che non ci sono andato neanche vicino, però son fatto cosi e lui conosceva i rischi. Questi saranno post di piccole pillole di vita, di esperienze e pensieri che mi ronzano in mente nel quotidiano... purtroppo non sono Hank Moody (chi non lo conoscesse è pregato di googlare il nome e dire 3 Ave Maria e 4 Padre nostro, categoricamente in ginocchio sui legumi; consiglio il tradizionale cecio).

Per non passare da vero discolo vi suggerirò comunque una canzone, un pezzo che mi ha accompagnato soprattutto nei primi mesi, quando tutto era nuovo e non conoscevo nessuno. D’altronde uno dei grandi poteri della musica è quello di riportare alla mente emozioni, luoghi o persone care.

Il brano è "Razzi Arpia Inferno e Fiamme" dei Verdena. Una canzone che alle mie orecchie suona tormentata, forse un po' come ero io in quelle mattine buie e gelide dove il vento e la neve mi tagliavano e bruciavano il volto.


** Clicca sull'immagine per ascoltare il brano **

A presto, Un abbraccio circolare.

L.M.x

 

Lorenzo Meucci per gli amici dell'etere L.M.x.

Classe '88, fiorentino verace al momento decentrato a Reykjavíik.

Animo Rocker da sempre, cantante e chitarrista.

Appassionato di film, videogiochi, viaggi e fotografia!

** Clicca sulla foto

 

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